Droni in volo sull’isola di Montecristo: monitorati habitat unici

Il progetto, coordinato dall'Ateneo fiorentino e dall'Università di Siena, ha coinvolto il Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica

Ricercatori botanici delle Università di Firenze e Siena, in collaborazione con i Carabinieri per la Biodiversità di Follonica, stanno studiando la vegetazione rupicola dell’isola di Montecristo, di grande rilevanza conservazionistica poiché riferibile all’habitat di interesse comunitario “Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica (codice 8220)”.

Il progetto è coordinato dal professor Bruno Foggi, docente di Botanica ambientale e applicata del Dipartimento di Biologia di Unifi, e dalla professoressa Claudia Angiolini, del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena. Ha coinvolto i ricercatori di Unisi Leopoldo de Simone e Tiberio Fiaschi che, a inizio ottobre, sono stati in missione sull’isola utilizzando droni e GPS con precisione centimetrica per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat e delle sue rare specie vegetali, alcune delle quali, come la Saxifraga montis-christi e lo Hieracium racemosum subsp. amideii, esclusive dell’isola.

Fondamentale, grazie alla partecipazione del Comandante Giovanni Quilghini che ha sostenuto la ricerca sia nella fase progettuale che attuativa, il contributo al progetto del Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica, a cui è affidata la gestione di Montecristo in quanto Riserva Naturale dello Stato. Sostanziale anche il ruolo del Brigadiere Ca. Q. S Marco Landi e del Maresciallo Ord. Antonio Zoccola, esperti conoscitori di flora, vegetazione e habitat dell’isola, che hanno supportato le operazioni sul campo.

“Questa ricerca – dichiara Leopoldo de Simone – che è la prima al mondo ad usare droni fotogrammetrici ad alta risoluzione per studiare habitat rupicoli, ha permesso di ottenere dati preziosi in un ambiente estremamente difficile da monitorare”.

“Le ricerche – continua la professoressa Angiolini – si sono concentrate in zone particolarmente impervie dell’isola e l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia ha permesso una mappatura precisa e permetterà di svolgere un’analisi approfondita dell’ecologia e dello stato di conservazione di questo habitat altrimenti inaccessibile”.

“Questa ricerca – ha commentato Bruno Foggi – va vista in un più ampio quadro di approfondimenti sulla conoscenza degli habitat della Toscana meritevoli di conservazione ai sensi della Direttiva 92/43 CE, che vede i ricercatori dei due Atenei impegnati in una stretta e proficua collaborazione da alcuni anni e di cui il progetto ‘Montecristo’ fa parte”.

“Il progetto – conclude il Colonnello Giovanni Quilghini – mira non solo a migliorare la conoscenza degli habitat di Montecristo, ma anche a promuovere una conservazione efficace delle specie rare e minacciate che vi risiedono. Questo sforzo rappresenta un contributo significativo dei Carabinieri Forestali nella tutela della biodiversità in un contesto di crescente attenzione verso la conservazione degli habitat di rilevanza europea”.

Fonte: Università di Siena


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