Il Museo di Storia Naturale dell’Ateneo, nella sezione de “La Specola”, ospita dal 9 febbraio all’8 aprile 2018, la mostra “Giottolandia. Quando la natura imita l’arte”. Viene esposta – dal vivo e con riproduzioni fotografiche – parte della collezione di ciottoli di Roberto Mari: le pietre, che provengono da alcune spiagge e greti di torrenti della Maremma toscana e laziale, sono fatte di povero calcare, ma sfoggiano colori ricchissimi e disegni multiformi, tali da far meritare loro il nome di “giottoli” in onore di Giotto, il grande pittore medievale toscano. Per il loro splendore rivaleggiano così con la pietra paesina, il più celebre esempio di pietra che sembra dipinta.

La raccolta di Mari è iniziata, più di trenta anni fa, sulle spiagge ghiaiose della Costa degli Etruschi, dove il collezionista è stato attratto da rari ciottoli che spiccavano, per ricchezza di colori e disegni multiformi, in mezzo a numerosi anonimi detriti. La sua ricerca è poi risalita dalla spiaggia della Sterpaia, lungo il bacino idrografico del fiume Cornia fino ai rilievi delle Colline Metallifere, da cui le pietre hanno origine, scoprendo così i confini della terra che ha generato queste meraviglie: Giottolandia, appunto.
Ai miei occhi di geologo ogni ciottolo racconta una storia lunga oltre cento milioni di anni, che è iniziata in un antico oceano – l’Oceano Ligure-Piemontese che divise il supercontinente Pangea nei futuri continenti europeo e africano, – sul cui fondale si accumularono fanghi poi induriti in strati di rocce calcaree e argillose.
Per effetto della convergenza tra masse continentali e la chiusura dell’oceano, questi sedimenti sono stati progressivamente sollevati, piegati e fratturati per divenire rilievi montuosi, emersi nella Toscana meridionale a partire da circa 10 milioni di anni fa. Da allora queste rocce sono state soggette a ripetute fasi di erosione producendo detriti che, per effetto del trasporto fluviale, sono divenuti ciottoli e ghiaie e lentamente hanno raggiunto le coste.

Nel loro cammino nello spazio e nel tempo i ciottoli hanno visto formarsi e sparire antichi fiumi, laghi, e mari in un continuo modificarsi dei paesaggi. A partire da circa 5 milioni di anni fa, in questa evoluzione si inseriscono fenomeni magmatici espressi principalmente nel lento raffreddamento di magma in profondità e talvolta in eruzioni vulcaniche. Il magmatismo della Toscana meridionale, che ha generato georisorse sfruttate fino dall’antichità, quali i giacimenti metalliferi e il calore geotermico, è probabilmente all’origine anche della peculiare pigmentazione dei ciottoli. La colorazione potrebbe essere stata prodotta da ossidi, idrossidi di ferro e altri composti lasciati sulla superficie delle rocce dalla circolazione di acque idrotermali attraverso complesse reazioni di precipitazione chimica, responsabili delle suggestive trame.
Giottolandia è quindi un territorio dove i processi che rendono il nostro pianeta geologicamente vitale hanno interagito in una complessa e lunga danza di energia e materia, che frequentemente percepiamo solo nella forma distruttiva dei terremoti, delle eruzioni vulcaniche, delle frane e delle inondazioni.
Gli umili ciottoli di Roberto Mari offrono una prospettiva di armonia e bellezza nella quale trovare una diversa chiave di lettura del divenire della natura.