La molecola nemica della plasticità del cervello

Università di Firenze e Scuola Normale di Pisa hanno individuato in miR-29 la molecola che inibirebbe la plasticità neurale con l’aumentare dell’età. Lo studio sulla rivista Embo Reports.
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata
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La capacità di ricevere ed elaborare stimoli cognitivi è tipica dell’infanzia e dell’adolescenza, mentre tende a diminuire con il progredire dell’età. Cosa determina questo impoverimento? Ricercatori dell’Università di Firenze e della Scuola Normale hanno coordinato un team internazionale per uno studio che getta nuova luce sul fenomeno

La ricerca, pubblicata su EMBO Reports ( “MiR-29 coordinates age-dependent plasticity brakes in the adult visual cortex” https://doi.org/10.15252/embr.202050431 ) , individua in  una micromolecola di Rna la responsabile della perdita di plasticità neurale. La molecola si chiama miR-29, ha una caratteristica forma a forcina ed è presente nelle cellule di tessuti come cervello, cuore, muscolo, vasi, in diverse specie animali quali l’uomo, i pesci e i topi. Nella corteccia cerebrale, la concentrazione di miR-29 aumenta di 30 volte tra l’infanzia e l’età adulta. Nessun altra molecola, tra le centinaia di microRNA presenti nella corteccia cerebrale, mostra un incremento così marcato. Con l’inibizione della presenza di questa molecola si aprono nuove possibilità per il recupero di funzioni dopo traumi.

Tommaso Pizzorusso, dell’Ateneo fiorentino, e Alessandro Cellerino, della Scuola Normale di Pisa, hanno coordinato il team internazionale, che vede come responsabile sperimentale dello studio Debora Napoli, perfezionanda in Neuroscienze presso la Scuola Normale Superiore.

“I nostri dati ci hanno suggerito che miR-29 controlla la maturazione della corteccia cerebrale – spiega Tommaso Pizzorusso -. Inibendone l’azione abbiamo effettivamente verificato un aumento della plasticità neurale”.

Lo studio ha anche coinvolto l’Università della California a Irvine, l’Istituto Leibniz di Jena, l’Università di Pisa, l’Istituto di Neuroscienze del CNR e l’Università di Leeds.


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