La pandemia sembra avere pregiudicato fortemente il benessere delle coppie, influenzandone in negativo il desiderio di genitorialità. E’ quanto risulta da uno studio pubblicato sul “Journal of Psychosomatic Obstetrics & Ginecology”, a cura di un gruppo di urologi e ginecologi dell’Ateneo e dell’ Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, insieme a ricercatori di Como e Catania (“Desire of parenthood at the time of COVID-19 pandemic: an insight into the Italian situation” https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/0167482X.2020.1759545). Del team fanno parte, oltre a Gianmartin Cito, Elisabetta Micelli, Andrea Cocci, Andrea Minervini, Marco Carini, Alessandro Natali e Maria Elisabetta Coccia.
Che strumento di indagine avete usato e con quale campione di riferimento, dott. Cito?
Abbiamo condotto lo studio tramite un sondaggio, diffuso tramite chat e social network . Sono stati coinvolti 1482 italiani, 944 donne (63,7%) e 538 uomini (36,3%) , di età compresa tra i 18 e i 46 anni e con una relazione stabile (almeno un anno). L’indagine è stata condotta tra il 23 e il 29 marzo scorso.
Che quadro restituiscono i dati raccolti?
Al tempo della pandemia e durante la quarantena non sembra affermarsi il desiderio di fare figli, anche se ovviamente il riscontro lo avremo all’inizio del prossimo anno. Oltre l’80% degli intervistati, che già prima dell’avvento del Coronavirus non desiderava avere figli, non ha cambiato idea col lockdown.
E gli altri?
Del 18,1% dei partecipanti che stava pianificando di avere un figlio prima della pandemia, il 37,3% ha abbandonato il proposito, principalmente a causa delle preoccupazioni di future difficoltà economiche o delle possibili conseguenze del virus sulla gravidanza. Considerando le età degli intervistati, possiamo aggiungere che il desiderio di genitorialità è più diffuso nelle età avanzate, sia prima che durante la pandemia.
Rispetto a questo panorama, fortemente condizionato dalla crisi globale, esistono segnali in controtendenza?
Sì, l’11,5% di coloro che si erano dichiarati non intenzionati a procreare prima della pandemia, ha rivelato la comparsa del desiderio di genitorialità durante la quarantena, legato alla volontà di cambiamento o alla necessità di positività. Ma solo il 4,3% di questi ultimi ha concretamente tentato il concepimento. Più in generale, i dati rivelano quanto pesi l’emergenza sul benessere psicologico, aspetto fondamentale per ripartire. E questo non riguarda solo il tasso di natalità, ma l’intero Paese.