Microbiota e benessere intestinale

Il dolore addominale può essere trasferito da animali con un’ipersensibilità intestinale cronica ad animali sani attraverso un trapianto di microbiota fecale. E' quanto è emerso da una ricerca fiorentina che apre la strada allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche

Emergono nuovi elementi sulla capacità di batteri, virus, funghi e protozoi che popolano il microbiota intestinale di agire sul dolore addominale. Una ricerca dell’Università di Firenze ha dimostrato per la prima volta che questa forma di dolore può essere trasferita da animali con un’ipersensibilità intestinale cronica ad animali sani attraverso un trapianto di microbiota fecale.

Al tempo stesso gli studiosi hanno verificato l’efficacia del processo inverso mediante la stessa tecnica: il microbiota di un donatore sano allevia la sofferenza di un animale affetto da dolore viscerale persistente.

I risultati della ricerca – pubblicati in un articolo di PAIN©, rivista ufficiale dell’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore –  sono stati ottenuti da un team del Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino dell’Università di Firenze, in collaborazione con il dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dello stesso Ateneo, l’Unità Clinica di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Firenze Careggi, il Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Diagnostiche Integrate dell’Università di Genova e con l’APC Microbiome Ireland dell’Università di Cork in Irlanda (“Visceral sensitivity modulation by faecal microbiota transplantation: the active role of gut bacteria in pain persistence” – DOI: 10.1097/j.pain.0000000000002438)

“La ricerca dimostra che è possibile contrastare la persistenza del dolore conseguente a un danno intestinale attraverso il trapianto di microbiota da donatori sani.  – spiega Elena Lucarini che ha condotto il lavoro coordinato da Lorenzo Di Cesare Mannelli, entrambi nel gruppo di ricerca di Carla Ghelardini, docente di Farmacologia di Unifi – Si tratta di una scoperta che non solo mette in luce un nuovo meccanismo patologico alla base della persistenza del dolore, ma contemporaneamente apre la strada allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche da impiegare nei pazienti con malattie infiammatorie croniche o sindrome dell’intestino irritabile”.

“Adesso dovremo mettere a punto dei protocolli per massimizzare l’effetto terapeutico del trapianto. Questo significa andare a fondo nella conoscenza dei meccanismi che regolano l’equilibrio intestinale – prosegue Lucarini – Attraverso un’analisi bioinformatica ad ampio spettro su proteine, geni, metaboliti lavoreremo per cercare di decifrare il codice con cui il microbiota “parla” all’ospite ”.

Oltre ad avere un ruolo attivo nella segnalazione intestinale, il microbiota influenza l’attività di diversi altri organi, tra cui il cervello con il quale interagisce in maniera diretta attraverso quello che viene chiamato asse microbiota-intestino-cervello.

 


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