Unifi al setaccio dell’Arno per individuare materiali potenzialmente nocivi. I ricercatori dell’Ateneo fiorentino hanno condotto uno studio sulle microplastiche – frammenti di plastica con dimensioni inferiori a 5 millimetri – quantificandone presenza e dimensioni nelle acque del fiume più importante di Firenze.
Il team, coordinato da Valentina Rimondi e Pilario Costagliola del Dipartimento di Scienze della Terra, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e l’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ha prelevato e analizzato campioni di acque in sette punti di campionamento distribuiti dalla sorgente alla foce.
La ricerca è stata pubblicata su Science of the Total Environment, con il titolo di “Microplastics and microfibers contamination in the Arno River (Central Italy): Impact from urban areas and contribution to the Mediterranean Sea” (https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2024.177113).
I ricercatori coinvolti nello studio avevano già collaborato in occasione di uno studio precedente che aveva esaminato le microplastiche nel torrente Mugnone, sempre a Firenze (doi.org/10.3390/toxics10040159).
Il protocollo di campionamento e analisi dell’Arno seguito dal gruppo UNIFI-CNR IGG è stato disegnato per distinguere la contaminazione di due gruppi di particelle: maggiori ed inferiori a 60 micrometri. Oltre alle particelle di microplastiche, lo studio ha identificato nei campioni fluviali anche le microfibre tessili – naturali e sintetiche – spesso ignorate negli studi sulla microplastica.
I risultati evidenziano come a Firenze le microparticelle totali raggiungano concentrazioni relativamente alte (fino a 6×104 particelle per litro). La frazione di particelle con dimensioni superiori a 60 micrometri è composta prevalentemente da fibre tessili sia naturali che sintetiche, che si originano probabilmente dal lavaggio di indumenti e tessuti di varia natura. Le concentrazioni più alte di microfibre sono state misurate a Firenze.
La ricerca stima che il numero di microparticelle totali che il fiume Arno scarica nel Mar Mediterraneo ogni anno abbia una massa complessiva di circa 30 tonnellate, rappresentando quindi una non trascurabile quantità per il nostro mare.
“Gran parte degli studi sulle microplastiche sono stati condotti in ambiente marino, ma i corsi d’acqua sono i più importanti vettori che trasferiscono le microplastiche al mare” spiegano Valentina Rimondi e Pilario Costagliola, rispettivamente ricercatrice e docente in Georisorse minerarie e applicazioni mineralogico-petrografiche per l’ambiente e per i beni culturali.
“I dati raccolti forniscono un primo quadro dello stato di salute dell’Arno in relazione alla presenza di plastiche e fibre di piccole dimensioni. Sebbene siano necessarie ulteriori indagini specifiche – osservano i ricercatori Unifi – i risultati ottenuti indicano che l’Arno subisce una pressione antropica significativa esercitata dalle attività svolte nella sua piana (industria, turismo, servizi)”.