Come migliorare la sicurezza dei veicoli commerciali

Uno studio del gruppo Moving (MObility and Vehicle INnovation Group) dell’Università di Firenze, finanziato dall’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus, ha analizzato gli attuali sistemi avanzati di assistenza alla guida e condotto una sperimentazione pilota.
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata
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A partire dal 2024 su tutti i veicoli di nuova immatricolazione sarà obbligatoria la presenza dei sistemi avanzati di assistenza alla guida (Advanced Driver Assistance Systems – ADAS). Lo ha deciso il regolamento 2019/2144 dell’Unione Europea.

Considerando però che l’età media dei veicoli commerciali in Italia è di circa 12 anni, prima di avere un’ampia diffusione di veicoli dotati di tali sistemi sarà necessario attendere almeno fino al 2036.

Come accelerare il miglioramento della sicurezza del parco circolante? A questa domanda ha provato a rispondere uno studio del gruppo Moving (MObility and Vehicle INnovation Group) dell’Ateneo, guidato da Marco Pierini, docente di Progettazione meccanica e costruzione di macchine. La ricerca – il cui coordinatore scientifico è Giovanni Savino, del Dipartimento di Ingegneria industriale – è stata finanziata dall’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus e ha verificato la fattibilità di una possibile soluzione al problema: l’adozione di soluzioni ADAS “retrofit”, che consiste nell’installazione di dispositivi avanzati di assistenza alla guida sui veicoli attualmente su strada.

“Esistono già vari sistemi ADAS in commercio per i veicoli commerciali – spiega il ricercatore Matteo Pizzicori, componente del team di ricerca – che abbiamo passato in rassegna attraverso una revisione sistematica della letteratura scientifica. Pur non essendo in grado di agire sul veicolo, risultano molto utili: allertano il conducente al manifestarsi di pericoli (anticollisione frontale, antiabbandono di corsia, stanchezza conducente, rilevamento veicoli o pedoni nell’angolo cieco…) e riducono i tempi di risposta di chi guida, aiutandolo a svolgere in sicurezza il suo mestiere. Di conseguenza evitano in modo significativo tamponamenti e scontri che possono rivelarsi fatali”.

Attualmente, però, solo due tipi di ADAS sono obbligatori ed esclusivamente per una piccola porzione di mezzi commerciali, gli autocarri “pesanti” di massa superiore a 35 quintali. I ricercatori hanno perciò svolto un’analisi costi/benefici dell’adozione di soluzioni ADAS “retrofit”. “A fronte di un costo complessivo fra i 600 e 1200 euro per l’installazione – continua Pizzicori -, abbiamo stimato che il dispositivo anticollisione frontale può salvare fino a 125 vite in un anno permettendo di risparmiare 412 milioni di euro, mentre il dispositivo antiabbandono di corsia si stima possa permettere di evitare 1000 scontri con lesioni gravi, con risparmio pari a 125 milioni di euro annui”.

La ricerca si è conclusa con una sperimentazione su strada che ha testato un dispositivo ADAS retrofit installato su un furgone. In autostrada sono stati particolarmente apprezzati l’avviso antiabbandono di corsia e quello relativo al mantenimento della distanza di sicurezza. I partecipanti hanno dichiarato di essere disposti a sostenere una spesa media di 500 euro per l’installazione di sistemi di sicurezza sul proprio mezzo, riconoscendone l’utilità e la sostenibilità economica.

La ricerca è stata presentata mercoledì 7 settembre in un incontro tenutosi al Florence Learning Center di Baker Hughes, introdotto dai saluti della rettrice Alessandra Petrucci, del presidente del Nuovo Pignone Paolo Noccioni e di Stefano Guarnieri, vicepresidente dell’Associazione Lorenzo Guarnieri.

“A conclusione dello studio – ha affermato per l’occasione Marco Pierini – possiamo constatare che l’installazione di ADAS retrofit risulta una strategia economicamente vantaggiosa fin da subito, in grado di migliorare in modo sostanziale la sicurezza dei veicoli commerciali”.

 


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