I laboratori Unifi impegnati a proteggere la Terra dalla minaccia asteroidi, attraverso le analisi di meteoriti che presentano analogie con Didymos-Dimorphos.
L’Ateneo fiorentino partecipa alla missione HERA della European Space Agency, che ha preso avvio lunedì 7 ottobre negli Stati Uniti, al Kennedy Space Center di Cape Canaveral, con il lancio del satellite che dà il nome alla missione. HERA fa seguito alla missione “Double Asteroid Redirection Test” (DART) della NASA e ha il compito di studiare il sistema asteroidale binario Didymos-Dimorphos, in orbita tra il Sole e Marte e che sarà raggiunto dal satellite nel 2026.
Nel settembre 2022 la sonda statunitense DART si era scagliata contro il più piccolo degli asteroidi (Dimorphos), deviandone la traiettoria. Il satellite europeo ne raccoglie l’eredità: analizzerà gli effetti dell’impatto ed effettuerà analisi volte, in modo diretto o in indiretto, a comprendere la natura minerochimica e le caratteristiche fisiche dei due corpi celesti.
In questa ricerca spaziale, l’apporto dell’Ateneo risulta fondamentale nella fase a terra. “All’interno delle attività di supporto alla missione HERA, Unifi ha il compito di studiare e caratterizzare meteoriti che presentano una composizione analoga (condriti ordinarie del gruppo L, L/LL, LL) a quella che ci aspettiamo di trovare sui due asteroidi” spiega Giovanni Pratesi, docente di Mineralogia planetaria presso il Dipartimento di Scienze della Terra, coinvolto nelle attività a supporto della missione HERA in qualità di responsabile dell’unità di ricerca dell’Università.
“In questo modo – prosegue – sapremo se i due asteroidi mostrano affinità con quanto custodito e studiato nei nostri laboratori. Sia a livello pratico che a livello analitico, HERA ha un ruolo fondamentale per mettere in atto strategie di difesa planetaria che consentano di mitigare il rischio di impatto asteroidale sul nostro pianeta: per ideare contromisure efficaci, occorre conoscere le caratteristiche dell’asteroide potenzialmente pericoloso”.
Gli spettri di riflettanza di qualunque corpo del Sistema Solare, infatti, risultano difficili da decifrare senza dati di comparazione, come quelli provenienti dalle ricerche sui frammenti di meteorite condotte nei laboratori Unifi. L’Ateneo è impegnato in questo filone di ricerca da un paio di anni e ha contribuito a individuare meteoriti che hanno caratteristiche spettrali simili al materiale di cui è formato il sistema binario. Un lavoro importante, perché tra le oltre 76mila meteoriti di cui siamo a conoscenza, solo una decina sembrano avvicinarsi al materiale di cui sono composti Didymos e Dimorphos. Tra queste, quella caduta in Italia ad Alfianello nel 1883.
“La ricerca sugli asteroidi – aggiunge Pratesi – e sulla capacità della tecnologia umana di scongiurare l’impatto con quelli più pericolosi, ha compiuto un’accelerazione negli ultimi 20 anni. D’altronde il pericolo più grande che potrebbe condurre a un’estinzione di massa è legato proprio all’impatto di un asteroide con il nostro pianeta e sebbene le possibilità che questo avvenga siano bassissime le conseguenze sarebbero catastrofiche. Quindi – conclude – occorre mettere a punto adeguate strategie di difesa planetaria che si potrebbero concretizzare in una piccola deviazione orbitale dell’asteroide potenzialmente pericoloso quando questo è ancora lontano dalla Terra”.