Dai laboratori di Unifi nasce un nuovo metodo per testare le caratteristiche metaboliche delle piante e appurare quali tipologie vegetali potrebbero resistere in ambienti ostili.
Sono stati pubblicati sulla rivista Plant Methods (Springer Nature) i risultati di una ricerca all’avanguardia condotta dai Dipartimenti di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) e di Biologia. Lo studio è stato coordinato da Alice Checcucci e Carlo Viti, rispettivamente ricercatrice in Genetica agraria e docente di Microbiologia agraria, alimentare e ambientale (DOI https://doi.org/10.1186/s13007-025-01378-5).
A rendere pionieristica la ricerca è la messa a punto e l’innovativo utilizzo di un dispositivo di analisi – il Phenotype Microarray dell’azienda Biolog – ospitato nel laboratorio Genexpress del DAGRI: lo strumento, impiegato finora solo per la caratterizzazione metabolica di cellule microbiche, fungine o di mammifero, è stato invece usato per analizzare il metabolismo di cellule vegetali.

I ricercatori hanno sottoposto cellule vegetali ottenute da piante collezionate dal DAGRI (pomodori e patate) a diverse condizioni (come concentrazioni crescenti di sale) nonché a sostanze tossiche. In base alla reazione colorimetrica è stato possibile verificare il grado di attività delle cellule vegetali, prevedendo quindi il grado di resistenza e di adattamento della pianta d’origine a diversi tipi di ambiente.
“Il nostro metodo – aggiunge Checcucci – può essere applicato sia nella ricerca di base che in ambito agrario e offre risultati in tempo reale, rappresentando un potente strumento per chiarire e prevedere le risposte adattative delle piante attraverso la caratterizzazione cellulare. In biologia vegetale, può essere utilizzato per studiare la fisiologia delle piante, analizzando come le cellule da queste isolate rispondono a diverse condizioni ambientali. In agricoltura, consente di confrontare il comportamento metabolico di diverse piante, anche della stessa specie, coltivate in condizioni differenti. Ad esempio, è possibile valutare la tolleranza di una pianta a suoli contaminati da metalli pesanti, confrontandola con un’altra cresciuta in un terreno non contaminato. Inoltre, il metodo permette di studiare la resistenza delle piante a variazioni di temperatura, di studiare il metabolismo di linee geneticamente modificate, di analizzare il consumo di diverse fonti di carbonio e di identificare quali specie sono più adatte a prosperare su specifiche tipologie di suolo”.