Scopri Bright 2019. Il diritto dei semi tra sostenibilità e clima

Le sementi sono diventate terreno di aspre contese giuridiche tra i sostenitori del riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale sui semi e i movimenti che sostengono la nozione delle risorse genetiche come bene comune. Se ne parla in una mini conferenza del 27 settembre in occasione della Notte dei ricercatori.
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata
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Il sistema alimentare mondiale si trova da tempo al centro di aspre e profonde critiche, che ne hanno evidenziato le vulnerabilità: dai problemi causati dal cambiamento climatico alla perdita della biodiversità, dall’inquinamento ai problemi di distribuzione ottimale delle risorse.

Uno dei temi più dibattuti è il diritto dei semi come terreno di scontro giuridico tra il riconoscimento e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, che presuppone la possibilità di appropriazione privata dei beni quali il patrimonio genetico, e il riconoscimento e affermazione, non in via astratta ma nel concreto, del diritto al cibo inteso qui come il  diritto da parte degli agricoltori di produrre e scambiare le proprie sementi e il diritto delle comunità locali di scegliere autonomamente la qualità della propria alimentazione.

Analizzare la “battaglia dei semi” in una prospettiva giuridica offre la possibilità di identificare attori ed interessi in gioco sotto il profilo dei diritti e degli obblighi contrapposti; di discutere le politiche nazionali e le direttrici internazionali uscendo dalla retorica a favore o contro il neo-liberismo; di comprendere infine se, e in che misura, il diritto possa diventare vettore di trasformazione sociale e di reale empowerment degli individui e delle comunità più vulnerabili.

Le sementi sono una componente essenziale del sistema alimentare. Da sempre cibo e strumento di produzione, sono diventate, a partire dagli anni ’30 del Novecento, esse stesse un prodotto. Sempre di più, infatti, l’industria agro-alimentare si è concentrata sulla ricerca e la sperimentazione di sementi che, attraverso processi di selezione genetica e/o manipolazione genetica (le sementi OGM), presentino caratteristiche particolari: alta produttività, resistenza a malattie e funghi ed alle sostanze utilizzate come pesticidi, grande adattabilità, qualità dei prodotti.

Ricerca e sperimentazione fanno sorgere la questione dei brevetti e della proprietà intellettuale. Complesse sono le questioni di carattere giuridico-filosofico sulla brevettabilità di beni che diverse culture nel mondo considerano un bene comune, su cui quindi non è possibile rivendicare diritti di proprietà privata ma solo “diritti di utilizzo”. Analogamente complicate battaglie politiche si intrecciano sul diritto degli agricoltori alla scelta delle sementi da utilizzare e alla loro produzione autonoma. Interessanti interrogativi si pongono sul valore concreto e culturale dei semi come fattori determinanti della produzione agricola e, al tempo stesso, centro di pratiche e rappresentazioni culturali che fondano i sistemi sociali. Chi controlla le sementi, infatti, acquista il controllo sostanziale sulla struttura dell’intero ‘food system’”. Come scrive Vandana Shiva: “The seed has become the site and symbol of freedom in an age of manipulation and monopoly of diversity” (il seme è diventato il sito e simbolo della libertà in un’era di manipolazione e monopolio della diversità).

I processi di resistenza contro il potere crescente dei ‘Gene Giants’ hanno preso strade diverse: da un lato il tentativo di ottenere il riconoscimento della sovranità alimentare (e dunque anche della sovranità sui semi) come diritto fondamentale sul piano internazionale; dall’altro il riconoscimento, a livello nazionale, di norme che garantiscano i diritti degli agricoltori e delle comunità indigene sulle sementi e ne valorizzino il sapere e la funzione di preservatori della biodiversità del pianeta, come ad esempio in Perù ed in India.

“Il diritto dei semi tra sostenibilità e sfide climatiche” è il titolo della mini conferenza che si svolgerà nell’ambito della Notte dei ricercatori, venerdì 27 settembre, presso il Teatro del Maggio Musicale fiorentino (Piazzale Vittorio Gui, 1 ore 17).


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