Agricoltura e water harvesting, una mappa globale

Come e dove possono migliorare le coltivazioni applicando le tecniche di raccolta dell'acqua piovana. Indicazioni da uno studio internazionale a cui collabora il DAGRI.
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata
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Dove e come le tecniche di raccolta dell’acqua piovana possono migliorare la resa delle coltivazioni agricole nel mondo. E’ stata realizzata per la prima volta su scala globale una mappatura di territori che possono essere i più indicati per l’implementazione del water harvesting. Ne dà notizia un articolo pubblicato sulla rivista internazionale “Global Environmental Change”.

Uno degli autori, Giulio Castelli, che firma il lavoro insieme a Elena Bresci del Water Harvesting Lab del Dipartimento DAGRI e a un gruppo internazionale, spiega perché questa analisi è un importante punto di arrivo.

“Finora le stime del potenziale della raccolta di acqua si sono basate prevalentemente su dati biofisici. Il nostro è uno studio basato su  molteplici parametri, che tiene presente anche la dimensione socioeconomica e che, soprattutto, analizza i fattori che caratterizzano alcuni casi di successo”.

Che cosa indicano i dati?

Attraverso un’analisi geospaziale e l’utilizzo di “archetipi territoriali” cioè aree caratterizzate dalla possibilità di applicare tecniche simili, abbiamo identificato i territori in cui l’implementazione della raccolta dell’acqua può portare significativi benefici in termini di resa delle coltivazioni a scala locale.

Quali sono ad esempio?

In Uganda, Burundi, Tanzania e India abbiamo individuato ampie aree in cui, con l’adozione delle adeguate tecniche di water harvesting, si potrebbe registrare l’aumento della produzione agricola dal 60 al 100%.

Quest’analisi mostra che l’applicazione delle tecniche di raccolta dell’acqua può essere ampliata e migliorata: a chi fa appello il vostro studio?

Certamente a chi definisce le politiche di sviluppo a livello di agenzie e organismi internazionali, per lo sviluppo di una migliore progettualità e per la sostenibilità. Il nostro lavoro è stato svolto, del resto, in collaborazione con ricercatori che fanno già parte di importanti centri internazionali, come il WOCAT, cioè World Overview of Conservation Approaches and Technologies, una rete internazionale che si occupa di promuovere studi e conoscenze a favore dell’agricoltura sostenibile e lo Stockholm Resilience Centre (SRC), prestigioso riferimento per la scienza della sostenibilità.


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