Giornata mondiale della popolazione: sfide e opportunità per il futuro

La ricorrenza promossa dalle Nazioni Unite permette una riflessione sull’evoluzione dei fenomeni demografici
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L’11 luglio si celebra la Giornata mondiale della popolazione, ricorrenza promossa dalle Nazioni Unite dal 1989. L’edizione di quest’anno, dal titolo “Un mondo di 8 miliardi: verso un futuro resiliente per tutti”, offre l’opportunità di una riflessione sull’evoluzione dei fenomeni demografici e dunque sul popolamento della Terra.

Su questi temi abbiamo intervistato Daniele Vignoli, docente Unifi di Demografia e responsabile scientifico del Partenariato Esteso Age-It.

Come si concilia il fenomeno della crescita demografica globale con la visione di uno sviluppo equo e sostenibile, richiamata anche dagli obiettivi dell’Agenda 2030?

L’incremento della popolazione mondiale presenta sia sfide che opportunità. Con l’aumento della popolazione, si verifica una maggiore domanda di cibo, acqua ed energia. La rapida crescita demografica può anche portare a disoccupazione, povertà e disuguaglianza sociale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Nelle città può causare sovraffollamento, abitazioni inadeguate, aumento della congestione del traffico e pressione sui sistemi di trasporto pubblico.

Tuttavia, desidero promuovere anche una visione positiva delle tendenze demografiche, poiché la crescita della popolazione crea anche opportunità. Una popolazione in crescita può alimentare la crescita economica, la produttività economica e l’innovazione. Inoltre, un aumento demografico può portare a una crescita economica generata dall’aumento della quota di popolazione in età lavorativa e in particolare dall’aumento dell’offerta di lavoro per quantità e qualità.

Pratiche di sviluppo sostenibile, pianificazione urbana, investimenti in infrastrutture e politiche che promuovono un accesso equo alle risorse e alle opportunità sono cruciali per trasformare le sfide poste dalla crescita demografica in nuove opportunità a livello globale e locale.

La costruzione di una società più giusta e orientata verso un benessere diffuso fa però i conti con sfide complesse e di portata globale: da una parte l’emergenza del cambiamento climatico e dall’altra una crescente difficoltà di tutela dei diritti che provoca disuguaglianze e discriminazioni. Qual è il punto di vista di un demografo di fronte a questo scenario?

L’impatto dei cambiamenti climatici sulla popolazione umana è di grande importanza, poiché i loro effetti sono già avvertibili in tutte le regioni del mondo. Mentre in passato i cambiamenti climatici venivano considerati principalmente come un problema che riguardava il “Global South” e qualcosa che si sarebbe verificato in un futuro lontano, questa prospettiva non è più valida, specialmente in Europa. I cambiamenti climatici hanno effetti sulle dinamiche di popolazione: possono influenzare la fecondità, la mortalità e le migrazioni interne e internazionali.

Un esempio recente che evidenzia gli impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici è l’alluvione in Emilia-Romagna avvenuta lo scorso maggio. Queste alluvioni sono un chiaro segnale di come i cambiamenti climatici possano modellare la nostra vita e il nostro benessere.

Comprendere le disuguaglianze e la capacità di adattamento di diversi gruppi di popolazione è fondamentale nell’esaminare l’impatto dei cambiamenti climatici su fecondità, dinamiche familiari, mortalità e migrazioni. Studi recenti, ad esempio, suggeriscono chiare differenze in termini di esposizione, vulnerabilità e capacità di adattamento al cambiamento climatico secondo l’età, il genere, l’istruzione e lo status di migrante.

Una delle tendenze demografiche su cui pone l’attenzione la Giornata Mondiale della Popolazione è l’aumento della speranza di vita. Proprio su questo aspetto si concentra un filone di ricerca che vede l’Ateneo fiorentino leader, ancora di più con l’istituzione del Partenariato Esteso Age-It avvenuta grazie ai fondi del PNRR. Quali sono le priorità su cui state lavorando?

La popolazione italiana è, dal punto di vista demografico, “eccezionale”. Il nostro paese è caratterizzato da livelli estremi dei suoi indicatori: una fecondità estremamente bassa e uno dei più alti livelli di aspettativa di vita al mondo forgiano una struttura per età della popolazione tra le più vecchie al mondo.

L’Università di Firenze coordina il Partenariato Esteso Age-It (Ageing Well in an Ageing Society) finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per 115 milioni di euro. Attraverso un consorzio di 27 partner pubblici e privati, e un’alleanza tra le discipline di area socioeconomica, le discipline di area biomedica e le discipline di area tecnologica, l’ambizione del progetto è quella di trasformare l’invecchiamento della popolazione da un problema, come è attualmente considerato, in un’opportunità per aumentare la prosperità e l’inclusività della società italiana nei prossimi decenni.


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