L’archeologia sul grande schermo

Unifi collabora alla quarta edizione dell'Archeofilm Festival. In primo piano, tra i temi delle opere della rassegna, il ruolo della donna nella preistoria e nel mondo antico
La «Venere» di Hohle Fels (immagine tratta da Martini F., Fratini F. 2013. Preistoria, arte e stati dell'anima. In margine al dibattito sullo sciamanesimo paleolitico. Millenni, Studi di Archeologia Preistorica, 9, Firenze, tav. 7, 1.)
La «Venere» di Hohle Fels, in Germania, risalente a circa 40-36.000 anni fa. Questa piccola scultura in avorio è la più antica immagine femminile nota. (immagine tratta da Martini F., Fratini F. 2013. Preistoria, arte e stati dell'anima. In margine al dibattito sullo sciamanesimo paleolitico. Millenni, Studi di Archeologia Preistorica, 9, Firenze, tav. 7, 1.)

L’Università di Firenze collabora alla quarta edizione di Firenze Archeofilm 2022, Festival Internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente. Il Festival prevede l’assegnazione del premio “Università di Firenze”, che si aggiunge come nelle precedenti edizioni al premio assegnato dal pubblico e a quello del Museo Fiorentino di Preistoria per il miglior film di Archeologia preistorica.

Molti sono i temi che emergono dai film proposti in questa quarta rassegna, temi stimolanti che riguardano l’archeologia, l’ambiente, l’arte e che fondono riflessioni, domande, dubbi, paure e speranze. Lo sguardo è rivolto verso il nostro futuro, nel tentativo di immaginarlo con gli occhi rivolti al passato, cercando nelle antiche civiltà, sino dalle origini, spunti per capire da quali premesse l’Uomo può oggi partire per costruire il futuro delle prossime generazioni.

Un tema importante, che emerge più o meno esplicitamente da diversi film, è il ruolo della donna nel mondo antico e alcune riflessioni proposte in modo molto esplicito in uno dei film presentati riguardano la donna nella preistoria: madre che garantisce la sopravvivenza della specie e l’educazione dei figli? Partner sul campo insieme ai cacciatori all’inseguimento delle prede? Custode delle attività domestiche e artigianali? Personaggio dedito al culto, sciamana essa stessa? La documentazione archeologica non consente di definire con certezza quale o quali ruoli la donna abbia assunto e svolto alle origini della nostra storia.

Come donna, come madre, come dea, questa Eva primordiale è sempre stata presente nel mondo simbolico dell’umanità, attrice primaria o comprimaria la cui importanza ha assunto nelle diverse civiltà differenti livelli di importanza. Certo non è mai stata una semplice comparsa. Le immagini nelle pareti delle grotte, le famose “Veneri” paleolitiche, le statuette che a partire dal Neolitico la rappresentano dispensatrice di cibo, pace e serenità indicano che la donna ha tenuto sulle sue spalle il carico di molteplici simboli ed emozioni. La figura femminile è una sorta di presenza visiva statica nell’inquadratura della storia, coniugata con molteplici e variate funzioni nelle varie civiltà.

Non è documentabile l’ipotesi di un concetto di divinità superiore (mediato dalla tradizione religiosa occidentale) in quanto le evidenze archeologiche non portano nella direzione della religione in senso stretto. In mancanza di fonti scritte, limite insito nell’archeologia preistorica, possiamo inserire genericamente la donna, come metafora, nell’ambito del “sacro” senza tuttavia invocare valenze religiose in senso stretto. L’ampio repertorio iconografico femminile risalente alla preistoria lascia spazio ad una lettura non univoca del ruolo della donna.

Molti prodotti figurativi e alcune inumazioni femminili assegnano alla donna quella valenza di extra-ordinario che molto spesso permea le attività simboliche: il prodigioso. Come negli ultimi due millenni, del resto: infatti, nell’universo femminile cosa è più prodigioso della condizione di Maria, vergine e madre? (Vangeli di Luca e Matteo e primo Concilio di Costantinopoli).

La donna rimane, nel tempo e nello spazio, attraverso i millenni e in tutti in continenti, un denominatore comune alle manifestazioni simboliche. Appare quindi lecito parlare di una «storia al femminile», tuttavia non è possibile, mancando le fonti scritte, definire quali siano state le dinamiche dei rapporti di forza tra ruoli maschili e ruoli femminili. A guardare quanto è avvenuto nella storia del mondo il ruolo della donna sembra apparire sotto una gestione maschile, ispirata ad una subordinazione della donna. Da questo sono nati, e non da oggi, l’auspicio e l’esigenza di una “rivoluzione di genere”.

La figura femminile, simbolo illusorio e proiezione di profonde esigenze di rassicurazione reiterate in tutte le civiltà del passato, non viene mai silenziata nei millenni e sopravvive nella storia dell’uomo mentre altre metafore nascono e muoiono. Donna, madre o dea la DONNA da un lato rappresenta la VITA nella sua illusorietà, brevità e precarietà, dall’altro identifica l’ASPIRAZIONE ALL’ETERNITÀ che nella continuità e nella sua immutata presenza travalica lo scorrere dei millenni.

 


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