Uno studio sviluppato interamente dal laboratorio di Farmacologia del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Ateneo fiorentino, pubblicato sulla rivista internazionale Brain, Behavior, and Immunity ha individuato un nuovo meccanismo che spiega lo sviluppo del dolore in un modello colpito da tumore primario alla mammella indotto da metastasi ossea [“Schwann Cell Insulin-like Growth Factor Receptor Type-1 Mediates Metastatic Bone Cancer Pain in Mice” DOI: 10.1016/j.bbi.2023.03.013 (https://authors.elsevier.com/sd/article/S0889-1591(23)00070-3)].
“Recentemente abbiamo osservato come le cellule di Schwann, fondamentali per il nutrimento e la conduzione nervosa, svolgano un ruolo attivo nella modulazione della neuroinfiammazione in un modello di dolore da cancro primario, come il melanoma – spiegano i responsabili dello studio Pierangelo Geppetti, Romina Nassini e Francesco De Logu -. Da qui la decisione di studiare più approfonditamente il ruolo delle cellule di Schwann anche in modelli di dolore più complessi, come quello da metastasi ossea”.
“Il dolore da metastasi ossea – proseguono gli scienziati fiorentini – rappresenta circa la metà dei casi con dolore da cancro ed è il sintomo più frequente nei pazienti con metastasi ossee, oltre che la causa di un peggioramento della qualità della vita del paziente stesso. Recenti studi su modelli preclinici hanno dimostrato il ruolo del microambiente del midollo osseo (e in particolare di cellule come gli osteoclasti, osteoblasti, macrofagi) nello sviluppo del dolore indotto da metastasi ossee”.
Il gruppo di ricercatori fiorentini ha evidenziato il ruolo fondamentale di un mediatore (Insulin-like Growth Factor-1, IGF1) che viene rilasciato in seguito a distruzione del tessuto osseo da parte delle cellule tumorali infiltrate nell’osso stesso. IGF1 stimolando il suo recettore (IGF-1R) nelle cellule di Schwann che avvolgono le fibre nervose coinvolte nella trasmissione di stimoli dolorosi innesca una serie di eventi intracellulari che richiamano cellule proinfiammatorie che a loro volta promuovono il dolore cronico.
“L’uso di vettori virali in grado di silenziare l’RNA messaggero dell’IGF-1R, esclusivamente nelle cellule di Schwann, e in grado di arrestare il dolore sono stati fondamentali – concludono i docenti del Dipartimento di Scienze della Salute – per dimostrare questa complessa via che sta alla base del dolore da metastasi ossea”.
Lo studio, finanziato dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e dall’European Research Council, “apre – concludono Geppetti, Nassini e De Logu – una prospettiva per lo sviluppo di farmaci specifici, i quali bloccando i vari passaggi di questa via di segnale nelle cellule di Schwann, potranno offrire nuovi approcci terapeutici per i pazienti afflitti da dolore da metastasi ossee”.