Moda, il rilancio inizia dalla sostenibilità: nasce SusFashionLab

L’Unità di ricerca interdipartimentale ha il sostegno di Fondazione CR Firenze e sarà coordinata da Luca Rosi. Lavoreranno insieme DICUS, DIEF, DAGRI, DISEI e DIDA
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Rilanciare il settore della moda puntando sulla sostenibilità, sia ambientale che economica. È l’obiettivo dell’Unità di ricerca interdipartimentale Sustainable Fashion Laboratory – A second life for manufacturing and process waste materials from Fashion (SusFashionLab). Sostenuto da Fondazione CR Firenze, il nuovo progetto riunisce competenze accademiche in grado di operare nel settore moda, per rispondere all’attuale crisi strutturale del comparto.

SusFashionLab sarà coordinato da Luca Rosi, docente di Chimica Industriale del Dipartimento di Chimica ‘Ugo Schiff’ (DICUS), e ne faranno parte anche i Dipartimenti di Ingegneria Industriale (DIEF), di Scienze per l’Economia e l’Impresa (DISEI), di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) e di Architettura (DIDA), con i rispettivi referenti Massimo Delogu, Laura Bini, Alessandra Adessi e Elisabetta Cianfanelli.

L’attività della struttura è idealmente collegata al tema principale della XXI edizione di M’illumino di Meno, la campagna ideata dal programma di Rai Radio2 “Caterpillar” per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio delle risorse, diventata con voto parlamentare Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili e fissata al 16 febbraio.

Quest’anno M’illumino di Meno rivolge un’attenzione particolare al mondo della moda: l’edizione 2025 è dedicata allo spreco energetico nel settore del fast fashion e alle alternative virtuose che promuovono il riciclo e la valorizzazione dei vestiti.

Luca Rosi

Professor Rosi, come agirà la nuova Unità interdipartimentale?

“SusFashionLab opera su tematiche ambientali, sociali, economiche, tecnologiche e di design che coinvolgono il prodotto moda nel suo complesso e nel corso del suo intero ciclo di vita. L’attività spazia dalla progettazione dei materiali secondo i principi dell’ecodesign, con riguardo particolare ai biomateriali (come colture microbiche e vegetali, sostenibili e rigenerative), alla valutazione della sostenibilità aziendale e del rating ESG (Environmental, Social, Governance), indicatore che misura la sostenibilità e l’etica sociale di una organizzazione”.

Grande importanza sarà attribuita all’elaborazione di innovative strategie di recupero dei prodotti

“Sì, l’Unità è in grado di valutare e progettare tecnologie di riciclo (meccanico, chimico, termochimico e microbiologico) ‘a circuito chiuso’ dei materiali provenienti dalla filiera moda. Potrà occuparsi, inoltre, della gestione e della valorizzazione di prodotti a fine vita e degli scarti di produzione, in accordo alle politiche e alle regolamentazioni comunitarie esistenti in materia”.

Dal punto di vista di trasferimento tecnologico, quali sono gli obiettivi?

“Il SusFashionLab si pone come un soggetto con alte competenze, in grado di stipulare da subito contratti di ricerca in collaborazione con le aziende del comparto moda e agire come centro propulsore scientifico e tecnologico di Ateneo per la Sostenibilità.  L’Unità si occuperà dello sviluppo di progetti di ricerca istituzionali e di attività di studio realizzate in collaborazione con le aziende della filiera moda”.


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