L’Università di Firenze in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Firenze ha avviato un progetto che possiamo definire di arte e scienza, che vede cioè una connessione tra la ricerca scientifica e l’arte. Lo abbiamo chiamato FAST, da una parte per evidenziare la velocità della comunicazione nella società contemporanea, infatti è un progetto che nasce nel quadro della comunicazione della scienza o, quello che oggi, tenendo conto delle sue esperienza più innovative, viene definito public engagement; dall’altra parte perché è un acronimo bilingue di quelli che sono gli elementi fondamentali (Florence Art Science and Technology e/o Firenze Arte, Scienza e Tecnologia). Pur partendo dall’ambito della comunicazione scientifica, FAST ha una triplice natura: è al contempo un progetto di public engagement, un progetto di formazione e un progetto di arte contemporanea.
FAST, che ho il piacere di curare, è stato avviato ufficialmente a giugno 2018 con la pubblicazione di una open call rivolta agli studenti dell’Accademia e dell’Università per realizzare opere artistiche che si rifacessero alla ricerca svolta in alcuni laboratori dell’Università, e si concluderà con una mostra delle opere realizzate a settembre 2019. Prima però di andare più nello specifico, mi si permetta brevemente di collocare FAST in una dimensione storica e in relazione con le attuali esperienze internazionali.
I rapporti tra arte e scienza sono molto antichi, probabilmente il loro culmine è stato toccato nel Rinascimento. Quest’anno cade la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Per Leonardo non c’era distinzione tra arte, scienza e tecnologia. Oggi alcuni artisti, spesso con una doppia formazione (scientifica e artistica), stanno facendo la stessa scoperta, influenzati da ciò che avviene nella ricerca scientifica e in ambito tecnologico. Allo stesso tempo anche importanti istituzioni scientifiche e tecnologiche stanno sempre più affrontando il confronto con l’arte contemporanea, creando al loro interno momenti di scambio o aprendo i propri laboratori agli artisti.
Le interazioni tra arte e scienza sono potenzialmente un’opportunità per uno scambio proficuo in cui tutti, in linea di principio, possono imparare dalle reciproche conoscenze e abilità; ma l’incontro non è sempre facile, perché ogni disciplina, ogni campo di indagine è una cultura a sé stante. Il 7 maggio 1959 il chimico e scrittore Charles Percy Snow, in una conferenza all’Università di Cambridge dal titolo Le due culture e la rivoluzione scientifica, denunciava il fossato che era stato scavato tra la cultura umanistico-artistica e quella tecnico-scientifica. Lo scarto tra le due culture si era creato perché, secondo Snow, mancavano luoghi in cui le due discipline potessero incontrarsi, e indicò anche nei curricula delle scuole e delle università la fonte di questo che, a suo avviso, era un aspetto negativo della cultura contemporanea.
Nel corso degli anni Sessanta compaiono le prime iniziative per facilitare scambi e collaborazioni tra artisti e scienziati, è il caso del gruppo americano E.A.T. (Experiments in Art and Technology), composto da ingegneri, ricercatori e artisti. Tra i sui fondatori ricordiamo, per la parte tecnico-scientifica Billy Klüver (ingegnere e ricercatore presso i Laboratori Bell) e, per la parte artistica, Robert Rauschenberg. Da questa e altre esperienze sono nate delle opere allo stato ibrido, per i materiali che le costituivano e per le metodologie di realizzazione. Fecero la comparsa termini come sciart e artsci che designavano queste nuove tendenze artistiche che mostravano l’ibridazione dell’arte con delle referenze considerante inizialmente come esogene dal suo campo. Dagli anni Novanta queste sperimentazioni si sono intensificate, iniziando a smettere di essere sperimentazioni per diventare attività consolidate.
Sul piano educativo, dagli Stati Uniti, già da diversi anni, è partito lo STEAM-movement (Science, Technology, Engineering, Arts, and Mathematics), che si propone di incorporare le discipline artistiche nei programmi formativi, anche in ambito universitario con l’integrazione dei curricula scientifici e tecnologici. Ormai il concetto alla base dello STEAM-movement ha guadagnato terreno anche in Europa.
Uscendo dall’Italia, che non si colloca certo all’avanguardia in questo campo, e dando uno rapido sguardo solo a livello europeo, ci rendiamo conto che molte università e centri di ricerca hanno una qualche forma di collaborazione tra arte e scienza. Come esempio posso portare la realtà francese, in modo più specifico quella parigina, dove ho avuto modo di vivere per un periodo facendo ricerca su queste tematiche. Posso affermare che non ho trovato università che non abbiano avuto o non abbiano tuttora una qualche forma di integrazione tra arte e scienza. A Parigi esiste anche un dottorato arte/scienza, SACre, che ha come obiettivo lo sviluppo di progetti originali che combinano creazione e ricerca, aperto ad artisti e teorici di tutti i settori disciplinari. Il programma è il risultato della cooperazione di sei istituzioni accademiche, cinque scuole superiori d’arte e l’École Normale Supérieure. In Olanda, anche questa una realtà che conosco personalmente, avendoci vissuto per un po’ di tempo, esistono alcuni corsi di laurea arte/scienza in cui gli studenti studiano discipline artistiche, scientifiche e tecnologiche allo stesso momento, portati avanti da università e da accademie di belle arti. Solo due esempi per tutti: il Bachelor’s degree del progetto iArt a Maastricht e il Master’s degree ArtScience della Royal Academy of Art dell’Aia.
Attualmente le esperienze di connessione, collaborazione tra arte e scienza prendono forme differenti. Le residenze artistiche presso laboratori di ricerca, in cui il nostro progetto può essere fatto rientrare, sono una delle forme più consolidate. Riportiamo come esempi COLLIDE e ACCELERATE del CERN, due programmi di residenze nel più ampio progetto di arte e scienza, Arts.At.CERN. Artisti selezionati a livello internazionale hanno la possibilità di passare un periodo all’interno dei laboratori del CERN e avere un supporto scientifico da parte di uno o più ricercatori che lavorano nei laboratori. Al termine dell’esperienza produrranno un lavoro artistico ispirato alla ricerca o in collaborazione con alcuni ricercatori. Per collocarsi a una dimensione più vicina all’Università di Firenze, si può citare l’University College Dublin con UCD Art in Science programme, un progetto di residenze artistiche nei laboratori dell’Università lanciato nel 2014 e tuttora attivo o l’Aalto University (Finlandia) con il suo artist-in-residence programme attivo dal 2011.
FAST vuole collocarsi in questo contesto internazionale e vuole fin da subito, questa è la sua prima edizione, creare delle relazioni con altri soggetti attivi in Europa; infatti, in fase di progettazione, abbiamo avviato una collaborazione con Ars Electronica (Austria), uno dei centri più importanti a livello internazionale che si occupa dei rapporti tra arte, scienza e tecnologia. Ars Electronica è oggi un museo scientifico/tecnologico, un laboratorio di innovazione con progetti in collaborazione con importanti aziende internazionali e il Festival più importante al mondo che tratta di arte, scienza e tecnologia.
FAST, come detto, è stato avviato a giugno 2018 con la pubblicazione di una call aperta agli studenti dell’Università di Firenze e dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. A questa call, chiusa a ottobre 2018, hanno risposto più di sessanta studenti. Successivamente tra dicembre 2018 e gennaio 2019 si sono svolte le prime visite nei sei laboratori dell’Università di Firenze che partecipano attivamente all’edizione in corso del progetto. Si tratta dei laboratori di Antropologia molecolare e paleogenetica (Dipartimento di Biologia), Allevamenti sperimentali (Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali), Materiali lapidei e Geologia applicata, dell’ambiente e del paesaggio (Dipartimento di Scienze della Terra), Microscopia (Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica), Modelli per l’architettura (Dipartimento di Architettura) Rilievo (Dipartimento di Architettura).
Dall’osservazione del lavoro quotidiano dei ricercatori, i partecipanti hanno elaborato una proposta per la realizzazione di un’opera artistica: tra queste ne sono state selezionate 13, i loro autori avranno la possibilità di ritornare nei relativi laboratori e confrontarsi con i ricercatori andando avanti nella realizzazione dell’opera. I prossimi mesi dunque saranno dedicati all’attuazione dei progetti e si arriverà nella prossima estate alla realizzazione di 13 opere artistiche nate dall’interazione con la ricerca scientifica che viene svolta quotidianamente all’interno dell’Università di Firenze, opere che andranno dalla pittura al video, dalla sound art alla performance. Lo sguardo sulla ricerca di 13 giovani sarà poi restituito alla città di Firenze con una mostra nell’ambito delle iniziative dell’Università per la Notte dei Ricercatori, manifestazione dedicata alla divulgazione scientifica promossa dall’Unione Europea che si celebra ogni anno l’ultimo venerdì di settembre. Inoltre, una delle opere verrà selezionata e l’autore/autrice sarà ospitato/a presso Ars Electronica durante l’edizione 2019 del Festival Ars Electronica.
FAST nasce dalla volontà di creare a Firenze un luogo in cui la ricerca scientifica e l’arte possano incontrarsi, rispondendo a cinque obiettivi correlati:
- Raccontare in modo innovativo la ricerca che viene fatta nei laboratori dell’Università di Firenze.
- Mettete la ricerca dell’Università in contatto con le altre forme culturali.
- Permettere agli studenti dell’Università e dell’Accademia di confrontarsi con la ricerca, di interpretarla e raccontarla attraverso il loro punto di vista.
- Facilitare la realizzazione di lavori artistici in stretta connessione con la scienza e la ricerca.
Forse non tutti questi obiettivi saranno sufficientemente perseguiti in questa prima edizione ma ci auguriamo che questo sia solo l’inizio di un cammino che ci porterà nei prossimi anni ad ampliare il progetto e integrarlo con altre iniziative, convinti dei benefici che esso può apportare alla ricerca e all’Università in generale.
Una letteratura consolidata indica che l’arte può coinvolgere profondamente le persone focalizzandosi sul domino affettivo dell’apprendimento piuttosto che su quello cognitivo, più utilizzato dall’educazione scientifica. Alcuni sostengono che, utilizzando entrambi i domini, la comunicazione scientifica basata sull’arte sia più efficace. Oltre a questo aspetto che possiamo definire in qualche maniera comunicativo, le arti possono offrire anche approfondimenti sul significato dei risultati della ricerca e sulla progettazione delle attività di ricerca.
Il campo della visualizzazione scientifica può illustrare questo punto. Donna Cox, artista americana, lavorando come artista presso il National Super Computing Center dell’Università dell’Illinois, ha elaborato animazioni per visualizzare la complessa mole di informazioni sui fenomeni naturali. Gli scienziati hanno riferito che queste visualizzazioni sono state di aiuto a comprendere il significato dei loro dati e in alcuni casi anche a elaborare indagini successive.
Ho iniziato questo articolo ricordando il Rinascimento e Leonardo, mi piace chiuderlo ripartendo dal Rinascimento. Nel suo The Mirror, the Window, and the Telescope: How Renaissance Linear Perspective Changed Our Vision of the Universe, Samuel Edgerton ha evidenziato come la prospettiva lineare usata da Filippo Brunelleschi nel Quindicesimo secolo, nella quale le regole geometriche erano applicate ai riflessi nello specchio, fosse qualcosa di più di un evento artistico; ha avuto una relazione con l’emergere della scienza moderna. Edgerton sostiene che senza la consapevolezza artistica della prospettiva, Galileo, quasi sicuramente, non sarebbe stato in grado di descrivere la superficie della Luna nel 1609.
Claudio Serni
Leggi anche: il progetto FAST sul sito dell’Università di Firenze