Il rischio climatico esiste: la conferma arriva dalle banche statunitensi

Uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze per l'Economia e l'Impresa pubblicato su European Accounting Review ha evidenziato l'importante legame tra rischio di disastri naturali e la stabilità del sistema bancario
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Massima attenzione al rischio di disastri naturali. Ad affermarlo non sono soltanto scienziati o attivisti, ma anche le banche. La conferma arriva da uno studio di bank accounting condotto da Francesco Mazzi (Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa), insieme a Lorenzo Dal Maso (Università di Bologna), Gerald Lobo (Bauer College of Business – University of Houston) e Kiridaran Kanagaretnam (Schulich School of Business – York University).

L’articolo, pubblicato su European Accounting Review (“Does Disaster Risk Relate to Banks’ Loan Loss Provisions?”: https://doi.org/10.1080/09638180.2022.2120513) ha rivelato l’importante connessione tra cambiamento climatico, disastri naturali e sistema bancario.

“L’idea è nata circa quattro anni fa, osservando le catastrofi naturali che si erano verificate in quel periodo – spiega Mazzi –. L’impatto delle calamità a livello ambientale, geologico e urbano è evidente, tuttavia il nostro studio intende percorrere un territorio finora poco esplorato: i risvolti delle catastrofi naturali sulle politiche contabili e di bilancio a livello microeconomico. Due ‘mondi’ che sembrano lontani, ma che in realtà sono più vicini di quanto si pensi”.

Nello specifico, in relazione alla realtà statunitense, lo studio mette in luce la questione del rischio climatico, misurato mediante il verificarsi di disastri naturali, e le relative implicazioni per il settore bancario, nonché il forte collegamento tra disastri e svalutazione dei crediti. Nel concedere un prestito a un’azienda, una banca opera una valutazione dei rischi connessi a questa operazione. L’esposizione a rischi di disastri naturali (ad esempio inondazioni, terremoti) rende più probabile la possibilità che l’azienda non possa far fronte ai debiti verso la banca: in casi di pericolo, la banca dovrebbe svalutare i suoi crediti proprio per anticipare le possibili insolvenze derivanti da calamità.

Gli autori dell’articolo hanno definito innovativi criteri di valutazione del rischio di disastri basati sulle calamità naturali dichiarate dalla Federal Emergency Management Agency (FEMA) negli Stati Uniti. Tali criteri sono stati validate utilizzando il Sendai Framework for Disaster Risk Reduction delle Nazioni Unite e si fondano su tre pilastri: caratteristiche dei pericoli naturali, esposizione e vulnerabilità (cioè la capacità di risposta, basata anche sulla presenza di reti assistenziali).

Utilizzando un campione di dati di oltre 445.000 osservazioni trimestrali di banche commerciali domestiche, gli autori hanno documentato che le banche situate nelle contee degli Stati Uniti con un maggiore rischio di disastri riconoscono svalutazioni più elevate dei prestiti. In sostanza, le banche anticipano e prezzano il pericolo di disastri naturali collegato al cambiamento climatico.

“Al termine delle nostre ricerche – conferma Mazzi – abbiamo dimostrato come per le zone soggette a disastri le banche statunitensi operino un’attenta analisi dei rischi e in base alle informazioni ottenute effettuino svalutazioni maggiori rispetto agli istituti con crediti nei confronti di aziende situate in aree più sicure. Nell’effettuare tali rilevazioni, le banche tengono in considerazione il cambiamento climatico come fattore di potenziale pericolo e da questa considerazione basano le varie operazioni che definiscono la loro gestione del rischio”.

Per quanto riguarda l’Italia, Mazzi conferma come il rapporto tra cambiamento climatico, disastri naturali e sistema bancario sia diventato un elemento determinante: “Negli ultimi anni l’Italia è stata colpita da un numero crescente di calamità naturali, con intensità maggiore rispetto al passato. Gli organismi politici ed economici nazionali e sovranazionali procedono lentamente proprio perché mancano studi a livello microeconomico che evidenzino il comportamento di aziende e banche. Da questo punto di vista – conclude Mazzi – il nostro lavoro propone modalità di intervento specifiche su singole aziende e banche”.


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