Nella zoologia italiana, che era nell’Ottocento coniugata per la maggior parte al maschile, spicca una scienziata fiorentina. È la marchesa Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona Paulucci, una delle prime naturaliste europee, autrice nel 1878 di un testo pioniere sui molluschi terrestri italiani. L’occasione per ricordare la sua persona è data dalla pubblicazione nello scorso dicembre, sul Bollettino Malacologico (in forma di supplemento), del primo articolo di un più ampio progetto che recupera il catalogo dei tipi descritti dalla studiosa. Ne parliamo con Simone Cianfanelli, curatore delle collezioni malacologiche della Specola e autore del lavoro insieme ai colleghi del Museo di Storia Naturale Enrico Talenti, Gianna Innocenti e Marco Bodon.
Chi era Marianna Paulucci?
Senz’altro una persona appassionata delle scienze naturali. Studiò i molluschi italiani, dapprima collezionando quelli marini, concentrandosi poi sull’analisi di quelli terrestri, ma si occupò anche di paleontologia, di botanica, di ornitologia. In questi suoi intenti fu favorita dall’appartenere ai Panciatichi, una delle famiglie più ricche di Firenze, dove era nata nel 1835. Certamente fu una mente prolifica: scrisse una quarantina di articoli, la maggior parte di malacologia, stilando appunto la prima lista delle specie della fauna italiana, a cui si aggiunsero quattro faune regionali (Calabria, Abruzzo, Sardegna, Monte Argentario).
Quale fu il suo valore scientifico?
Siamo in presenza di una personalità di tutto rilievo, capace di stile chiaro di scrittura, studio accurato ed acuto dei materiali, aperta al confronto con gli studiosi di tutta Europa, una scienziata il cui livello venne riconosciuto dai colleghi che le dedicarono circa quaranta taxa, cioè i nomi scientifici attribuiti ad una nuova specie. Ma l’importanza principale della sua opera nello studio dei molluschi è quello di aver perseguito, pur senza riuscirvi del tutto, un progetto complessivo di redazione della malacofauna italiana, che doveva portare il nostro Paese al livello delle altre grandi nazioni europee. Un progetto che risentiva del fervore scientifico conseguente all’Unità d’Italia.
Qual è il collegamento della marchesa Paulucci con l’Università di Firenze?
La Paulucci lasciò le sue collezioni malacologiche e paleontologiche al Museo di Storia Naturale dell’Ateneo che tuttora le conserva nel Museo della Specola e a Paleontologia, a beneficio della comunità scientifica. Grazie a questa ricchissima donazione è stato possibile il nostro lavoro dal titolo “Annotated catalogue of the types of Mollusc taxa described by the Marquise Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona Paulucci preserved at the Museum of Natural History of the University of Florence (Part one)”.
Occorre ricordare che uno dei parametri che determina il prestigio di un Museo di Storia Naturale è il numero dei tipi in esso conservati, cioè gli esemplari fisici studiando i quali è stata descritta una determinata specie a cui il descrittore dà un nome, il taxon appunto. Sono più di 180 i taxa di molluschi continentali italiani descritti dalla Paulucci, tra generi, specie e sottospecie, di cui indica caratteristiche e località tipica. In questo primo articolo, corredato con immagini ad alta risoluzione, trattiamo 41 taxa. Il progetto comprenderà altre tre parti, alla fine si avrà un corpo unico, che permetterà ai malacologi di esaminare i particolari degli esemplari senza spostarsi, evitando di effettuare costosi viaggi o di fare richiesta di spedizioni che potrebbero mettere a rischio i reperti.
Dal passato al presente: la Specola ha contribuito alla pubblicazione della nuova check list della fauna italiana. In quali campi?
È un lavoro in ideale continuità con l’opera della Paulucci, che tentò di realizzare la prima check list italiana dei molluschi continentali. Qui, invece, si parla delle specie animali terrestri, d’acqua dolce e marine presenti in Italia, più di 27.600 tra specie e sottospecie. Alla check list della fauna italiana – completamente online su https://www.lifewatchitaly.eu/iniziative/checklist-fauna-italia-it/ – ha contribuito, insieme a specialisti di tutto il nostro Paese, anche il Sistema Museale di Ateneo, che ha partecipato con alcuni suoi curatori alle sezioni dei Molluschi continentali e dei Crostacei decapodi. Nella prima, che mi ha impegnato personalmente, sono stati trattati quasi 1000 taxa di cui si fornisce per la prima volta la distribuzione regione per regione (nella precedente edizione c’era solo una suddivisione in macroregioni). E più di 300 sono le specie classificate nella parte sui crostacei, a cui ha contribuito la collega Gianna Innocenti, curatrice alla Specola delle collezioni Crostacei ed Echinodermi. Il lavoro prevede tutta una serie di specifiche per ogni taxon e costituisce uno strumento molto utile per la conoscenza della biodiversità italiana.