Vento solare, svelata l’origine delle inversioni del campo magnetico

La ricerca, pubblicata su The Astrophysical Journal Letters, è stata possibile grazie ai dati ottenuti da Metis, il telescopio montato sulla sonda Solar Orbiter, con il compito di studiare la corona della nostra stella. Unifi è parte attiva della missione insieme ad altre istituzioni di ricerca italiane.
Immagine composita del Sole osservato dagli strumenti di Solar Orbiter il 25 marzo 2022. L'immagine centrale è stata presa dallo strumento Extreme Ultraviolet Imager (EUI), quella più esterna dal coronografo Metis, che mostra lo switchback (la struttura visibile nei colori blu e bianco) in basso a sinistra. Crediti: ESA & NASA/Solar Orbiter/EUI & Metis Teams and D. Telloni et al. (2022)
Immagine composita del Sole osservato dagli strumenti di Solar Orbiter il 25 marzo 2022. L'immagine centrale è stata presa dallo strumento Extreme Ultraviolet Imager (EUI), quella più esterna dal coronografo Metis, che mostra lo switchback (la struttura visibile nei colori blu e bianco) in basso a sinistra. Crediti: ESA & NASA/Solar Orbiter/EUI & Metis Teams and D. Telloni et al. (2022)

A pochi mesi dall’inizio delle osservazioni scientifiche della sonda ESA Solar Orbiter, il coronografo Metis, progettato da Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Università di Firenze, Università di Padova, CNR-IFN, e realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana con la collaborazione dell’industria italiana, a bordo della sonda, ha osservato direttamente per la prima volta la propagazione delle perturbazioni del campo magnetico nella corona solare, denominate switchback.

Tali fluttuazioni rappresentano delle vere e proprie inversioni del campo magnetico che, come sotto l’effetto di una frusta, si propagano a grandissime distanze nello spazio interplanetario.

Nonostante tali fenomeni siano stati rilevati per la prima volta oltre trent’anni fa, dalle missioni Helios 1 e Helios 2 e successivamente misurati da parte della missione NASA Parker Solar Probe, la loro origine non era stata ancora determinata.

Il risultato delle osservazioni del coronografo italiano Metis – il cui coordinatore è Marco Romoli, docente di Astrofisica dell’Ateneo e associato INAF – è stato ottenuto grazie ai dati acquisiti in concomitanza con il passaggio ravvicinato della sonda al Sole il 25 marzo scorso, quando Metis si trovava ad una distanza di sole 0.32 unità astronomiche dal Sole.

I dati ottenuti da Metis, pubblicati oggi sulla rivista The Astrophysical Journal Letters [“Observation of a magnetic switchback in the solar corona” DOI: https://doi.org/10.3847/2041-8213/ac8104 ], mostrano la propagazione di una di queste perturbazioni del campo magnetico nella corona solare e hanno permesso finalmente di discriminare tra diversi possibili meccanismi di formazione tra quelli finora proposti, mettendo inoltre in relazione questo tipo di processi con l’accelerazione del vento solare. (Fonte ASI/INAF)

 


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