Anziani e bisogno di relazioni al tempo del Covid

Arriva dagli anziani, i soggetti più fragili che subiscono le conseguenze della pandemia, la conferma dell’emergenza nel campo delle relazioni sociali, a causa di distanziamento fisico e lockdown. Delle dimensioni del problema e del ruolo positivo svolto dai contatti non fisici (al telefono, via Internet) parla uno studio internazionale a guida Unifi pubblicato su The Gerontologist.
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata
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L’impatto del distanziamento fisico e del lockdown sulle relazioni sociali al tempo del Covid è stato ed è tuttora grande. Una ricerca internazionale a guida Unifi, pubblicata su The Gerontologist, segnala che  il peso più rilevante sotto questo aspetto grava sulla popolazione anziana.

Lo studio – che si inserisce in una ricerca più ampia sull’autopercezione del proprio stato di benessere psicologico condotta in Italia, Francia e Spagna ad aprile 2020, circa un mese dopo l’inizio del lockdown – si è focalizzato sulla popolazione da 50 anni in su.  Alla ricerca – coordinata da Bruno Arpino, docente di Statistica presso l’Ateneo fiorentino – hanno partecipato anche l’Università di Vienna e l’Università Pompeu Fabra di Barcellona (“Older People’s Non-Physical Contacts and Depression During the COVID-19 Lockdown”  https://doi.org/10.1093/geront/gnaa144).

Circa la metà delle persone considerate  nell’indagine online si è sentita triste o depressa più spesso rispetto al periodo pre-Covid. I soggetti che durante la quarantena hanno aumentato o mantenuto invariati i contatti non fisici (al telefono, via Internet…) con individui non residenti hanno manifestato un aumento nella percezione di sentimenti depressivi in misura inferiore rispetto a coloro che hanno sperimentato anche una riduzione dei contatti non fisici.

L’effetto benefico dei contatti non fisici si è rivelato maggiore nel caso di relazioni familiari intergenerazionali (nonni-nipoti, figli-genitori), rispetto ad altri tipi di contatti, per esempio con amici. Gli effetti sono risultati simili in base al genere, ma più forti tra gli individui di età superiore ai 70 anni e, in particolare, per gli spagnoli, forse per il fatto che le misure restrittive implementate in Spagna sono state particolarmente rigide e hanno limitato maggiormente i contatti interpersonali.

“Si parla molto spesso di ‘distanziamento sociale’ in riferimento alle misure anti-Covid, ma il termine più corretto sarebbe ‘distanziamento fisico’ – commenta Bruno Arpino -. Infatti, le relazioni interpersonali possono essere intrattenute anche in forma non fisica e costituiscono un’importante mezzo di scambio di solidarietà, aiuto e supporto. In tal senso, investimenti diretti alla riduzione del digital divide tra i soggetti più anziani sono particolarmente benvenuti, anche come strumento che faciliti il mantenimento di relazioni sociali a distanza”.


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