In mostra alla Specola il viaggio in Borneo di Odoardo Beccari, naturalista fiorentino dell’Ottocento

Le sue ricerche nelle foreste malesi, all’origine delle collezioni botaniche del Museo di Storia Naturale dell’Ateneo, avrebbero ispirato i racconti di Emilio Salgari.

Aprile 1865: un giovane fiorentino fresco di studi, Odoardo Beccari, salpa dall’Inghilterra alla volta del Borneo, nell’arcipelago malese, per un viaggio di ricerche naturalistiche in terre inesplorate e fra popoli primitivi: vivendo in completo isolamento per tre anni nella giungla della regione del Sarawak raccoglierà un’impressionante messe di dati scientifici, reperti botanici e zoologici.

Il Museo di Storia Naturale dell’Ateneo fiorentino, che custodisce i lasciti più preziosi del lavoro di Beccari, ricorda la sua figura e l’avventurosa impresa compiuta a soli 22 anni con una mostra dal titolo “Nelle foreste di Borneo. Viaggio di Odoardo Beccari nelle terre del Ragià Bianco”, aperta dal 15 novembre al 15 febbraio al Museo La Specola (Via Romana, 17 Firenze).

L’esposizione – curata da Lorenzo Cecchi, Anna Donatelli, Stefano Di Natale e Chiara Nepi – ripercorre con reperti originali, fotografie inedite e immagini spettacolari l’avventura del naturalista, dapprima da lui documentata in alcuni taccuini e poi raccontata molti anni dopo nel libro “Nelle foreste di Borneo”, che dà il titolo alla mostra.

“La mostra – afferma la rettrice Alessandra Petrucci – si inserisce fra gli eventi per i 250 anni del Museo di Storia Naturale dell’Ateneo e rende omaggio ad un personaggio fondamentale nella storia della botanica e non solo. La storia avventurosa di Odoardo Beccari – prosegue la rettrice – ci testimonia l’instancabilità della sete di conoscenza che lo portò giovanissimo a percorrere più volte il Sud-est asiatico in una natura ignota e affascinante, studiata con il rigore dello scienziato.”

“Questa esposizione – – commenta il presidente del Sistema Museale di Ateneo David Caramelli –  ci racconta la straordinaria ricchezza delle foreste esplorate da Beccari, testimoniata dai reperti da lui raccolti e presenti nei nostri musei.  Al tempo stesso la mostra ci ammonisce anche sulla fragilità odierna di questi ecosistemi che oggi soffrono per tante criticità, come il consumo di suolo, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e la perdita di biodiversità”.

“Odoardo – spiega Lorenzo Cecchi – col suo amico Giacomo Doria sceglie di andare ad esplorare il Borneo su consiglio del naturalista inglese John Ball.  Si reca prima a Londra dove presso l’erbario dei Giardini botanici reali di Kew studia esemplari della flora dell’isola, quindi si imbarca per Kuching, la capitale del Sarawak, con il sostegno del governatore inglese James Brooke e del suo nipote Charles”.

Dopo poco Doria si ammala ed è costretto a tornare in Italia e Beccari continua la spedizione scientifica da solo, in una natura incontaminata e potente, fra oranghi, sanguisughe e comunità indigene di tagliatori di teste. Sarà per l’insistenza di Margaret Brooke, moglie di Charles, donna di grande forza e intelligenza e sostenitrice dello straordinario popolo malese, che dopo oltre trent’anni Beccari si convincerà a mettere per iscritto le sue esperienze.

Il naturalista fiorentino dopo il Borneo torna nuovamente a viaggiare: in Etiopia, in Nuova Guinea, in India e nel Sud-est asiatico, in Australia e Nuova Zelanda. A Sumatra scopre una tra le più grandi infiorescenze del mondo; è considerato uno dei più grandi esperti di palme, a cui dedica oltre 70 pubblicazioni. La sua fama si accresce e nel 1878, rientrato a Firenze, assume la direzione dell’attuale Orto Botanico e del Museo Botanico dell’Ateneo, dove è tuttora conservato l’Erbario Beccari della Malesia, contenente 16mila campioni vegetali essiccati preparati da lui stesso, oltre a centinaia di esemplari in alcool e 200 tavole di legni del Borneo. Ai suoi resoconti ha attinto molto probabilmente lo scrittore Emilio Salgari, suo contemporaneo, per il celebre “Ciclo di Sandokan”.

Un ricco programma di iniziative ed eventi affianca la mostra, fra cui visite all’esposizione per scuole e gruppi; visite guidate al Castello del Bisarno (in via di Badia a Ripoli) dove Beccari trascorse negli studi l’ultima parte della sua vita; presentazioni di modelli 3D degli oranghi da lui incontrati; un escape game all’Orto Botanico e incontri sul presunto rapporto fra Salgari e Beccari, compreso la proiezione del primo episodio della storica serie Rai “Sandokan”.


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