Dimezzamento dell’attività fisica legata al proprio lavoro, parzialmente compensato da un aumento dell’esercizio fisico programmato; mantenimento della dieta mediterranea, seppur con un aumento di carboidrati e alcol; contraccolpi sul benessere psicologico, rilevanti per i più giovani anche a seguito dei cambiamenti occupazionali.
Sono solo alcuni dei dati che emergono da uno studio, pubblicato su Plos One, sugli impatti del lockdown di marzo-maggio 2020 sugli stili di vita di un campione di 1.383 docenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo e studenti dell’Ateneo fiorentino (di cui 1.007 donne e 307 uomini).
La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori di tre dipartimenti – Medicina sperimentale e clinica; Statistica, Informatica, Applicazioni “Giuseppe Parenti”; Scienze della salute – e ha per titolo “Changes in physical activity levels, eating habits and psychological well-being during the Italian COVID-19 pandemic lockdown: Impact of socio-demographic factors on the Florentine academic population” DOI: https://doi.org/10.1371/journal.pone.0252395.
“Le persone che hanno un rapporto con UNIFI possiedono caratteristiche socio-demografiche eterogenee – spiega il coordinatore della ricerca Gabriele Mascherini -. Questo ci ha permesso, attraverso lo strumento di tre diversi questionari, di valutare il peso di ogni variabile sulle modificazioni dello stile di vita indotte dal confinamento domestico”.
Durante il lockdown, è aumentata l’inattività fisica come conseguenza della riduzione degli spostamenti quotidiani e dell’incremento del tempo trascorso in atteggiamenti sedentari. Il numero di chi svolge attività fisica connessa alla propria professione è passato dalle 1.084 persone pre-lockdown a 467 durante il confinamento domestico. Tuttavia, è da segnalare che il maggior tempo a disposizione ha promosso l’esercizio fisico programmato, anche in coloro che non lo svolgevano prima (da 692 a 780 soggetti). Più sensibili verso l’impegno nell’attività fisica sono risultate le donne, i giovani e gli studenti.
Circa l’alimentazione la ricerca segnala che, anche durante la pandemia, è stata seguita la dieta mediterranea, seppure un po’ sbilanciata verso il consumo di pane, pasta, patate, frutta e alcol, a discapito di verdura e carne rossa. Il cambiamento del luogo di consumo del cibo ha portato a mangiare più spesso, con un incremento di colazioni e merende. Il risultato è stato un incremento medio del peso corporeo di circa 0,5 kg durante i 53 giorni del lockdown. Comportamenti alimentari più corretti sono stati rilevati negli uomini e nei giovani.
Conseguenze negative sul benessere psicologico, soprattutto nell’area della vitalità e del pensiero positivo, sono state registrate, invece, soprattutto tra coloro che hanno vissuto il confinamento in ristrette dimensioni domestiche, i giovani e i lavoratori con un’attività in proprio o un lavoro a chiamata.