Nuovo quasicristallo scoperto in una rarissima meteorite

I ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra hanno collaborato con l'Università di Bari agli studi dell’oggetto rinvenuto in Calabria, sul Monte Gariglione. I risultati delle analisi sono stati pubblicati sulla rivista Communications Earth & Environment
La micrometeorite ritrovata sul Monte Gariglione, in Calabria

Importante scoperta nell’ambito delle scienze planetarie, a cui hanno partecipato anche Luca Bindi e Tiziano Catelani, ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra (DST). Si tratta del rinvenimento di una meteorite estremamente rara, in quanto contiene rarissime leghe metalliche di alluminio e rame e che presenta al suo interno materiali con una simmetria proibita: i “quasicristalli”. La scoperta è descritta in un articolo pubblicato dalla rivista Communications Earth & Environment (https://doi.org/10.1038/s43247-024-01233-w) appartenente al gruppo editoriale di Nature-Portfolio.

Le analisi sulla meteorite sono state coordinate da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Bari (Giovanna Agrosì, Daniela Mele, Gioacchino Tempesta e Floriana Rizzo del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali), in collaborazione con l’Università di Firenze e l’Agenzia Spaziale Italiana (Paola Manzari).

La micrometeorite, dalla forma di una piccola sferula, è stata trovata sul Monte Gariglione, in Calabria, da un collezionista. L’uomo, notando una strana e inusuale lucentezza metallica, ha deciso di spedirla agli studiosi dell’Università di Bari per indagare sulla natura di questo oggetto. Le analisi effettuate hanno prontamente messo in luce un’incredibile scoperta: la sferula era extraterrestre. La sua singolare lucentezza metallica, dovuta alla presenza di una lega metallica di rame e alluminio, conta rarissimi ritrovamenti precedenti. Gli studiosi sono rimasti impressionati nel constatare di avere tra le mani un elemento mai trovato in natura: un nuovo e rarissimo quasicristallo presente nella meteorite.

“I quasicristalli sono materiali in cui gli atomi sono disposti come in un mosaico, in modelli regolari ma che non si ripetono mai nello stesso modo, diversamente da quello che succede nei cristalli ordinari – racconta Luca Bindi, docente di Mineralogia e direttore del DST –. Fu Dan Shechtman, poi premiato nel 2011 con un Nobel per le sue scoperte, a studiarne negli anni ’80 la struttura, che li rende preziosi anche per applicazioni in vari settori industriali. Quindici anni fa, fui proprio io a scoprire che tale materiale esisteva anche in natura, grazie all’individuazione del primo quasicristallo in un campione appartenente alla meteorite Khatyrka, conservato nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze”.

La scoperta, dunque, è importantissima non solo per le scienze mineralogiche e planetarie ma anche per la fisica e la chimica dello stato solido; essa dimostra ancora una volta che i quasicristalli possono formarsi spontaneamente in natura e, soprattutto, rimanere stabili per tempi geologici. Inoltre, fornisce nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione del Sistema Solare.

Il ritrovamento rappresenta il terzo caso al mondo di materiale extraterrestre contenente leghe metalliche di questo tipo e il secondo rinvenimento di una micrometeorite contenente un quasicristallo di origine naturale, dopo il ritrovamento della meteorite di Khatyrka, avvenuto nel 2011 in seguito a una spedizione internazionale che si era spinta fino ai confini dell’estremo Oriente russo, in Chukotka, luogo del ritrovamento della meteorite che le ha dato il nome.

[Fonte: Università degli Studi di Bari]


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