Una terra sconfinata, abitata da un popolo forte e pacifico che vive in una natura aspra e bellissima. La Mongolia appare un orizzonte lontanissimo dal nostro mondo, eppure questo Paese, che ha una bassissima densità di abitanti, sconta le conseguenze dello sfruttamento ambientale del nostro pianeta e gli effetti negativi della globalizzazione.
Accende la luce su questi temi un doppio appuntamento online promosso dall’Università di Firenze, dal titolo “Mongolia 2020 towards Mongolia 2021”. Un Workshop internazionale – in programma giovedì 29 ottobre dalle ore 9.30 – e un Seminario nazionale – a seguire, venerdì 30 ottobre – riuniscono gli esperti di studi mongolici in preparazione di un convegno internazionale programmato per l’anno prossimo.
L’evento, che sarà trasmesso dall’Aula magna dell’Ateneo in diretta videostreaming su https://www.unifi.it/mod-MDVideo.html , si propone di far diventare Firenze un centro di riferimento europeo per gli studi sulla Mongolia.
“E’ il frutto di un accordo di collaborazione scientifica e culturale (2017-2024) tra l’Università di Firenze e l’Ateneo MSUAC (Mongolian State University of Arts and Culture) di Ulaanbaator, grazie a cui in questi anni abbiamo realizzato tre missioni di ricerca nel paese asiatico” spiega Nadia Breda, antropologa dell’Ateneo fiorentino e organizzatrice del convegno insieme a Sabrina Tosi Cambini.
La manifestazione – che sarà aperta dai saluti del rettore Unifi Luigi Dei, dell’Ambasciatore della Mongolia presso l’Italia Jambaldorj Tserendorj, dell’Ambasciatrice italiana in Mongolia Laura Bontà, e dell’antropologa fondatrice degli studi mongolici Roberte Hamayon – comprende ospiti dal Laboratorie de anthropologie sociale (LAS), dalla Sorbonne-Paris, dall’Institut national des langues et civilisations orientales (INALCO), dall’Università di Cambridge, e vede la collaborazione anche di IRIS Ricerche e del Museo del Tessuto di Prato.
L’incontro affronterà le tematiche contemporanee che coinvolgono la Mongolia, dai cambiamenti climatici – il Paese soffre in modo particolare la desertificazione dovuta al riscaldamento globale – al futuro del nomadismo, fino alla riscoperta della lingua arcaica, caratterizzata dalla scrittura verticale. “Non ultimo – conclude Nadia Breda – il tema degli scambi commerciali a cui l’Italia è molto interessata nel settore del cashmere: l’allevamento intensivo, che risponde all’elevata domanda internazionale di questo prodotto, rischia di alterare l’equilibrio ecologico e sociale della Mongolia”.